Il giorno prima della felicità
Il giorno prima della Felicità fu il romanzo che Denis mi offrì in dono lo scorso Natale. Un susseguirsi di pagine che vede un ragazzino chiamato lo “Smilzo” apprendere il savoir-faire dell’esistenza da un uomo tuttofare quale è Don Gaetano.
Non avevo mai letto nulla di Erri De Luca e scoprire la sua scrittura è stato come sfogliare un album di foto che profuma di odori e riecheggia di suoni. Accostamenti nome-aggettivo improbabili che rendono magnificamente l’immagine e l’emozione così come queste prendono forma nella mente del giovane protagonista:
“Senza lenzuola appese si vedeva in alto il cielo pezzato a nuvole gonfie, profumate come i panzarotti fritti” (pag.86).
Una penna, quella di Erri De Luca, che ferma su carta la vita e che rimane fedele al manifesto del suo autore, così come lo lascia intendere attraverso la voce narrante dello “Smilzo”:
“Lo scrittore deve essere più piccolo della materia che racconta, si deve vedere che la storia gli scappa da tutte le parti e che lui ne raccoglie solo un poco. Chi legge ha il gusto di quell’abbondanza che trabocca oltre lo scrittore” (pag.76).
Uno stile che coinvolge dunque tutti e cinque i sensi e che riesce a catapultare il lettore tra i muri di quel palazzo, tra i vicoli di quella città “spagnola che sta in Italia per sbaglio” (così appare infatti Napoli agli occhi del ragazzino), tra le navi del porto dove la partenza finale apre a nuovi mondi. Le frasi sono brevi, quasi spezzate: azioni che virano definendo il ritmo della narrazione e donando alle descrizioni una forza di movimento dirompente.
“I vetri di Napoli si passavano il sole tra loro. Chi ne aveva di più per posizione, lo girava in basso a chi ne aveva di meno […] Don Gaetano dice che è buon segno. Il sole vuole bene a quelli che abitano in basso, dove non arriva. Più di tutti ama i cecati, a quelli passa una carezza speciale sulle orbite” (pag. 108).
I dialoghi si servono di un linguaggio quotidiano semplice e diretto che riprende talvolta la parlata napoletana. La loro presenza all’interno della narrazione è sempre puntuale e giusta, mai in eccesso. La parola di Don Gaetano veicola al giovane insegnamenti di vita che si nutrono della sua personale esperienza, del suo vissuto oltre oceano, della parte attiva che intraprese nei giorni che precedettero la liberazione.
Don Gaetano racconta infatti della fine della guerra, del nascondiglio che offrì a un ebreo in fuga, di Napoli che insorse.
Un bel giorno il rifugiato gli chiese di andare al mare e gettare una pietra nell’acqua per lui: «è un rito nostro, domani per noi è capodanno. Con la pietra buttata nell’acqua facciamo la mossa di liberarci delle colpe. Voglia il nostro che oggi sia il giorno prima della felicità».
L’indomani, la città in rivolta avrebbe costretto i tedeschi ad andarsene. Don Gaetano sarebbe allora sceso a dare la lieta notizia all’ebreo con una nuova consapevolezza:
«Siete libero», dissi e ci abbracciammo. Tutti si abbracciavano. Il giorno prima della felicità stavamo per mancarla” (pag. 37).
Ad ascoltare le parole di Don Gaetano, lo “Smilzo” sogna di rivedere quella bimba che anni addietro abitava la finestra dell’appartamento al terzo piano:
“Mentre Don Gaetano parlava, guardavo la finestra del terzo piano. Ancora non è arrivato per me il giorno prima della felicità. Lo volevo sapere. Non volevo che all’improvviso capitava e non me ne accorgevo il giorno prima. Loro sapevano che doveva succedere il giorno dopo” (pag. 37).
Poi accade che Anna ritorna e che fanno l’amore. Lo “Smilzo” è sopraffatto dalla forza di lei. Una tempesta, una forza bianca dirompente, irresistibile, che prende la vita. “Sono così le donne nella felicità? Tanta forza senza nessun sforzo? Possono stritolare nell’abbraccio?”, si chiede.
“Noi ci possiamo esaltare per una donna, loro si esaltano per la forza contenuta dentro. È un’energia antica delle sacerdotesse che custodivano il fuoco”, gli risponde Don Gaetano.
Le pagine si susseguono in giorni e i giorni in mesi. Ciò che all’inizio poteva apparire come un semplice racconto svela tutta la sua portata: un romanzo di formazione che rimane aperto. “Tu sei cambiato e non te ne accorgi”, dice una sera Don Gaetano al ragazzo. Una maturità raggiunta che è passata dall’iniziazione sessuale, dal dono del coltello, dalla prova del sangue, e che è ora pronta a una nuova migranza. Un nuovo giorno prima della felicità.
Eleonora Filippi ©