Bacio sospeso
Te ne sei andato lasciando un bacio sospeso tra di noi e chissà se mai ritornerai.
Il tuo business ti porta lontano, fuori Europa, in un contesto pandemico che fa di ogni partenza un viaggio di solo andata incerto sul rientro.
A fine agosto, dopo una ventina di sporadici messaggi prima su Tinder poi su Whatsapp, mi proponi di incontrarci, nonostante tu sappia già della tua imminente dipartita.
«Bizzarro» penso, «mi propone un caffè al mattino e al contempo mi dice che nel pomeriggio venderà il suo appartamento per rientrare dalla famiglia a Tours, poi partire in Russia, infine, forse, rivenire a Parigi. Che senso ha incontrare qualcuno che non rivedrò mai più?».
Mi lasci la libertà e la responsabilità della scelta: «En France on dit: “L’homme propose, la femme dispose”».
«Beh, tanto vale vedere che volto hai, non sarà che per un caffè nella vita» concludo.
Peccato che la nostra mattinata sia volata, che la comunicazione sia stata fluida e semplice, che il pensiero fosse sulla stessa lunghezza d’onda. Tanta è stata la sintonia percepita tra di noi che quasi mi pento di avere accettato l’invito.
«In fin dei conti sarebbe stato meglio non incontrarsi nemmeno» ti scrivo in risposta al tuo messaggio serale, «Tu partirai domani lasciando un grande interrogativo. Talvolta la buona persona capita nel momento sbagliato. Gli uomini propongono, ma poi è la vita a decidere. E lo stesso treno passa raramente due volte».
Raggiungi la tua famiglia a Tours e dopo una settimana mi scrivi. Non sei ancora riuscito ad ottenere un biglietto per la Russia e da lì a qualche giorno ripasserai per Parigi. Mi provochi nel mio orgoglio italiano: «Approfitterei di essere in zona per venire a trovarti se mi prometti di farmi una buona pasta». Un’italiana non va mai sfidata in cucina.
Così ti invito a pranzo. Ti presenti alla porta con un vino d’ottima annata e subito ti accorgi del mio nervosismo: «Tranquilla, niente stress, la pasta sarà di sicuro perfetta». Non è la cottura che mi stressa, né il sugo che ho preparato a base di melanzane, olive nere, pomodoro e menta, bensì la situazione: non ho mai cucinato per un uomo prima.
Il pranzo passa veloce come il caffè di una decina di giorni prima, una sintonia a livello di testa che mi capita raramente di incontrare.
È già l’ora che tu parta, vuoi evitare di trovare la tangenziale intasata dai pendolari che lasciano la capitale una volta terminato l’orario d’ufficio. Il saluto che ci scambiamo è frettoloso e non senza imbarazzo. Sul ciglio della porta un bacio rimane in sospeso nell’aria ancora tiepida di settembre.
Una settimana dopo mi invii una foto di te sull’aereo: ce l’hai fatta, hai ottenuto il biglietto per inseguire il tuo business. Mi inviti a non esitare a contattarti se dovessi avere bisogno di qualcosa, ma sono parole. Nei fatti come potresti aiutarmi da là? I pochi momenti liberi li dedicherai a scrivere e chiamare la tua famiglia e i tuoi figli, giustamente. E non certo un’italiana “quasi sconosciuta” vista due volte. Presto ti dimenticherai di me, le russe sono molto belle.
Per me invece dimenticarti sarà difficile.
Sei il primo uomo che mi incoraggia a perseguire i miei progetti, che li avalla. Nemmeno i miei genitori mi hanno mai sostenuta.
Sei il primo uomo che mi sprona a seguire le intuizioni, che percepisce il potenziale di quella idea che ti ho rivelato quasi per caso.
Sei il primo uomo che mi spinge a diventare imprenditrice, a rafforzare la mia autonomia economica, a non propormi di adagiarmi alla tua vita. Troppo spesso gli uomini tentano di sedurci parlandoci dei loro successi professionali, del loro tenore di benessere.
Per me sarà difficile dimenticarti perché ti sono grata e si sa, la gratitudine ha un valore potenzialmente infinito poiché non è possibile definire a priori la durata dei suoi effetti benefici.
Come scrive il filosofo Vladimir Jankélévitch nel suo scritto Trattato sulle virtù, proviamo della gratitudine verso qualcuno quando riceviamo qualcosa che ci provoca del bene su un lungo periodo. Un bene in dinamismo che è propulsione, slancio per un nuovo inizio che invita all’impresa. Ogni incominciamento nasce da una presa di decisione, e decidiamo solo se prima abbiamo ricevuto. Ogni scelta è un atto di coraggio, un’intuizione del cuore che sorge nell’intimità del buio della notte.
Io non so se sono innamorata di te, il tempo trascorso non è sufficiente per poterlo affermare. Sento però che una parte del mio cuore ti ama. Ti ama non nel senso comune del termine. Ti ama nella misura in cui la gratitudine racchiude in sé quel seme di amore gratuito e disinteressato che si pone tra philia e agape e che emana effuse nuances di eros.
Odi et amo, scrive Catullo, poeta romano del primo secolo a. C. Ti amo e ti odio perché so che non potrò mai dimenticarti. In fin dei conti rimarrai sempre il primo uomo al quale ho cucinato un piatto di pasta.
Eleonora Filippi©
Un commento
Dino
bello questo racconto veramente