DIARIO DI UNA PRIMAVERA – 4
24 marzo: la Primavera se ne infischia allegramente del Virus
Da quando abito al 47 di Boulevard Port-Royal ho sempre evitato di correre lungo i suoi marciapiedi tetri, grigi, anonimi. Per non parlare del traffico constante che ingombra le sue quattro corsie. Ho dunque sempre preferito percorrere il tratto che mi separa dai giardini del Lussemburgo a piedi, e avviare la corsa una volta immersa nella natura.
Ora ciò non è più permesso.
Nell’attestation de déplacement dérogatoire, tra i motivi che permettono gli spostamenti vi è anche: “déplacements brefs, à proximité du domicile, liés à l’activité physique individuelle”. Se all’inizio non vi era alcuna definizione chiara circa l’effettiva distanza percorribile a piedi, alla fine il governo ha dovuto pronunciarsi anche in tale senso sconsiderati gli eccessi della gente. Ora il raggio è ridotto a un chilometro. Di conseguenza les jardins du Luxembourg sono diventati troppo lontani (e ad ogni modo chiusi al pubblico già da qualche giorno).
Sono dunque costretta ad accontentarmi del tetro, grigio e anonimo asfalto del boulevard. Ma in fin dei conti devo riconoscere che non è male. Soprattutto ora che, con le restrizioni degli spostamenti, il traffico è quasi nullo, l’aria è piuttosto buona e la primavera è comunque là.
Gli sporadici triangoli verdi che costeggiano la strada sono infatti diventati stupende aiuole: tulipani lilla, narcisi giallo tenue, arbusti di forsizia in fiore che motivano e donano alla corsa un buono sprint. Perché in fin dei conti se il virus è là nell’aria, lo è anche la primavera.
E la Primavera se ne infischia allegramente del Corona-virus. Come la Natura se ne infischia dell’uomo. La Natura continuerà a nascere, crescere, morire: potente e indifferente a noi. Quando tornerò a casa recupererò il Dialogo della Natura e di un Islandese scritto da Leopardi. Mai fu più attuale[1].
25/03/2020: Riappropriazione degli spazi – il Balcone
Piano piano ho scoperto che ho un balcone. Nel senso che c’è sempre stato, come c’è sempre stata la porta finestra che dalla mia camera vi dà accesso. Eppure non vi sono mai andata.
Ma con le misure di isolamento che si fanno di più in più restrittive, se dovesse venirmi negata la corsa, il balcone rischia di diventare la mia piazzola di sport.
Già da qualche giorno mi capita infatti di osservare ragazzi che eseguono esercizi sui balconi dei palazzi di fronte al mio. Ieri, al quinto piano di uno di questi, una ragazza dava il sedere sul boulevard mentre effettuava degli squats. Ecco, diciamo che eviterò di mostrare il mio di dietro ai vicini di fronte.
[1] È la natura che parla: «[…] Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n’avveggo, se non rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelli tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei».